Una messa (in latino) contro la depressione

di Silvana De Mari

Viviamo nell’epoca più pacifica e ricca della storia, ma siamo la generazione più disperata: abbiamo perso i riti condivisi, il mezzo per propagare le emozioni in una comunità coesa. Se vogliamo recuperare l’identità smarrita, riscopriamo l’eucaristia tradizionale.

Perché siamo depressi? Perché abbiamo perduto il senso di identità, abbiamo sostituito (caso unico nella storia) la religione con il nulla e non abbiamo più riti condivisi. Perciò la lezione di oggi dà un’indicazione chiara: per diventare infrangibili si può cominciare ad andare a messa. Magari in latino.

Perché è successo? Perché la prima generazione dall’inizio del mondo che non ha conosciuto né fame né guerra né epidemia è la più triste disperata? La depressione, i disturbi fobici sono aumentati del 1.200% negli ultimi 50 anni, i disturbi alimentari preferiamo non contarli.
Uno: ci siamo allontanati dal sole, e niente serotonina.
Due: abbiamo perso il movimento, elemento essenziale all’assetto dei neurotrasmettitori.
Tre: i giornali, la televisione, i media. Un giornale per rendere deve pubblicare l’eccezione, e l’eccezione è il male. I media ci parlano della nazione devastata dalla guerra, che è l’eccezione, non delle centinaia di nazioni che sono in pace, che sono la regola. Se facciamo i conti dei morti ammazzati, in percentuale, sull’astronomica cifra di 7 miliardi di creature umane, scopriremo che questa è l’epoca di minore violenza dall’inizio del mondo. Il telegiornale ci parla dell’uomo che ha fatto la rapina, non dei milioni di uomini che non l’hanno fatta perché loro sono la banale norma. I giornali e la televisione seguiti costantemente ci daranno l’impressione di vivere in un mondo orrendo, quello che non acquistiamo la capacità di ricostruire le proporzioni esatte attraverso i numeri.
Quattro, (forse il punto più importante): da 60 anni a questa parte siamo diventati l’unico popolo mai esistito che ha rinnegato la propria religione per non rimpiazzarla con nulla, se non il vuoto.

Siamo l’unica civiltà priva di celebrazioni con valore sociale. Quelle che resistono hanno perso ogni bellezza: è il caso della musica sacra dopo il Vaticano II.

Noi abbiamo perso il rito. Il rito è un’emozione condivisa, quindi il rito è il mezzo attraverso cui le emozioni si propagano e si moltiplicano. Se sono un’esperta di meditazione, riuscirò da sola con la mia mente a raggiungere picchi di estasi, come fanno normalmente molti monaci buddisti; quei picchi sono facilmente raggiungibili se appartengo a un gruppo che sta celebrando un rito, che questo rito sia la preghiera, magari in qualche posto particolare come Lourdes o Međugorje. Anche un rito completamente laico come assistere tutti insieme a una partita di calcio, oppure un rito (perché è un rito) come l’opera lirica o il concerto rock moltiplica emozioni, sia pure in maniera minore di quello religioso, e chiunque non condivida quel tipo di emozione trova il rito ridicolo. Ridicolo è una parola di disprezzo e disapprovazione. Tanto più basso è il nostro livello di disprezzo e disapprovazione, tanto più alta è la nostra capacità di provare gioia in quel rito. Qualsiasi rito è ridicolo per coloro che non lo condividono. Chi non condivide il calcio trova bizzarro tutto l’entusiasmo dei tifosi; il mio vicino di casa che detesta la lirica, non ha mai capito perché diavolo spendiamo dei quattrini per andare a sentire una cosa che peraltro abbiamo già sentito, e come sia possibile che ci colino le lacrime, quando il personaggio femminile muore di tubercolosi, tenendo presente che lo sapevamo già che sarebbe morta di tubercolosi, da anni.
Una delle cause di questo aumento folle della depressione è la perdita del rito religioso condiviso: noi siamo l’unica società, l’unica civiltà dall’inizio dell’esistenza dell’uomo che non ha riti condivisi. Solamente il 10%, una persona su dieci, in Europa va a messa, il che non permette ai propri figli di condividere il rito. Una seconda causa è la perdita della bellezza e della religiosità del rito condiviso. Il Concilio Vaticano II ha tolto dalla messa la musica di Johann Sebastian Bach e di Wolfgang Amadeus Mozart: è dimostrato che questa musica ha vibrazioni straordinarie che sostengono il cervello umano. Le ridicole canzoncine che si sentono oggi durante la messa sono avvilenti. La bellezza degli altari è stata desacralizzata in «mense» di plastica e ferro. La lingua sacra, il latino, che era la stessa dalla Polonia al Sud America dal primo al XX secolo, è stata cancellata e così l’ecumenismo è morto. La messa cattolica è stata imbruttita, secolarizzata, ridicolizzata. Gli alberi si riconoscono dai frutti. Mezzo secolo dopo la riforma liturgica del Vaticano II, una riforma che ha spazzato via 2.000 anni di storia per sostituirli con una modernità agonizzante, che ha spazzato via il sacro per sostituirlo con il sociale, le chiese sono vuote, trasformate in centri commerciali e moschee e potrebbero non sopravvivere alla prossima generazione per mancanza di sacerdoti.
I nostri figli devono avere un rito condiviso; non fate vivere i bambini senza un rito condiviso, è una violenza. Molti pensano: ma se io ingabbio mio figlio in una religione è una violenza. No, è una violenza se tu gli dici, tu fai parte di questa religione, se mai ne uscirai noi ti ammazziamo, quella è violenza. La perdita del rito condiviso è qualcosa di gravissimo, i nostri figli non hanno qualcuno da pregare quando moriamo. Potremmo anche morire che loro sono bambini e allora l’unica potenza gli arriverà dal rito condiviso; non è solo questo, il rito condiviso è anche altro. Cosa vuol dire costringere un bambino piccolo a stare fermo e zitto vicino a papà e mamma, mentre questi sono in chiesa ad ascoltare la messa oppure in sinagoga ad ascoltare la celebrazione dello Shabbat o in qualche altro posto ad ascoltare qualche altra roba; questo bambino non ha la sensazione della solitudine, perché papà e mamma sono vicino a lui, ma deve stare fermo e zitto, deve subire una frustrazione, non può giocare con mamma, non può chiacchierare con papà. Tutte le volte che cerca di fare qualche cosa gli arriva un’occhiataccia. Quindi è frustrato, noi cresciamo solo sulle frustrazioni ed è imponendo a questi bambini questa frustrazione, che loro imparano a stare fermi e zitti. Il bambino concentra l’attenzione su cose straordinarie: musica straordinaria, immagini straordinarie, odori straordinari, come l’incenso. Quindi esegue operazioni necessarie a uno sviluppo armonioso della capacità di concentrazione.

Non è una violenza trasmettere ai figli la propria religione. In chiesa imparano l’ordine e a contenere gli impulsi: lezione utile nella vita.

Studi enormi dimostrano l’importanza della spiritualità non solo nella costruzione della felicità, ma anche nella costruzione dell’equilibrio neurologico.
Quindi: istruzioni per diventare infrangibili. Cercate una chiesa dove dicano la messa in latino e andate a sentirla. La traduzione è su internet, ma è molto più bello procurarsi un messale, e sentire il peso della carta sapendo che quelle parole sono state le stesse per secoli e che per secoli rimarranno tali. Vuol dire avere un ponte con tutti gli antenati che ci hanno preceduto. Se non siete credenti e se non sapete il latino fatelo ugualmente. Nessuno può vivere senza identità. Se siete credenti ritroverete il senso del sacro e quello della bellezza.

Articolo originale qui.

Riprodotto per gentile concessione de La Verità.