Dominica XVII “per annum” – 28 Iul 2019

Ant. ad introitum Cf. Ps 67, 6-7.36
Deus in loco sancto suo;
Deus qui inhabitáre facit unánimes in domo,
ipse dabit virtútem et fortitúdinem plebi suæ.

Collecta
Protéctor in te sperántium, Deus,
sine quo nihil est válidum, nihil sanctum,
multíplica super nos misericórdiam tuam,
ut, te rectóre, te duce, sic bonis transeúntibus nunc utámur,
ut iam possímus inhærére mansúris.
Per Dóminum.

Super oblata
Súscipe, quǽsumus, Dómine, múnera,
quæ tibi de tua largitáte deférimus,
ut hæc sacrosáncta mystéria, grátiæ tuæ operánte virtúte,
et præséntis vitæ nos conversatióne sanctíficent,
et ad gáudia sempitérna perdúcant.
Per Christum.

Ant. ad communionem Ps 102, 2
Bénedic, ánima mea, Dómino,
et noli oblivísci omnes retributiónes eius.
Vel: Mt 5, 7-8
Beáti misericórdes,
quóniam ipsi misericórdiam consequéntur.
Beáti mundo corde,
quóniam ipsi Deum vidébunt.

Post communionem
Súmpsimus, Dómine, divínum sacraméntum,
passiónis Fílii tui memoriále perpétuum;
tríbue, quǽsumus,
ut ad nostram salútem hoc munus profíciat,
quod ineffábili nobis caritáte ipse donávit.
Qui vivit.

© Copyright – Libreria Editrice Vaticana

Messalino in PDF con letture in lingua italiana (da stampare su fogli A3 fronte/retro)

Della musica sacra, ovvero: quando San Remo prende il posto di Santa Cecilia

È vero che il canto deve esprimere anche la gioia e il clima di festa, ma si tratta di una gioia spirituale, del tutto diverso dalla “caciara” spensierata delle nostre feste terrene. Il gregoriano resta dunque un modello, nel senso che detta i principi ai quali ogni altro tipo di musica che voglia avere un posto nella liturgia deve ispirarsi: valorizzazione della Parola (ovviamente biblica o che richiami testi “solidi” della tradizione cristiana) e pedagogia spirituale. Il merito del concilio è di aver ribadito che questi principi sono perseguibili anche attraverso altre forme musicali quali la polifonia, l’innografia e certi tipi di canto popolare.
(…)
Per favorire il canto popolare e la partecipazione dei fedeli sono passati in secondo piano le parti fisse e proprie della liturgia. Ma tutto questo non è né voluto né inteso dal concilio. Anzi, l’istruzione post-conciliare Musicam sacram, del 1967, afferma proprio il contrario: le parti da privilegiare nel canto sono quelle fisse e quelle presidenziali. Sì, avete capito bene: prima di tutto dovrebbero essere cantate le collette, i prefazi, le parti fisse, poi eventualmente anche il canto di ingresso, di offertorio, finale. Oggi invece ci troviamo nella situazione in cui quasi nessun sacerdote canta o sa cantare, perché nei seminari non si insegna più (o se viene fatto, lo si fa con la presunzione che si tratti dell’ora di “educazione fisica”). I pochi che cantano vengono additati come reazionari e preconciliari (!); in compenso in ogni Messa di ogni giorno dell’anno si intonerà immancabilmente all’inizio “Noi canteremo gloria a te”.

(don Riccardo Pane, Liturgia Creativa, pagg. 132-135)

Anteprima del libro qui.

Latine loqui, sed extra ecclesiam

Un giorno mi sono preso lo sfizio di chiedere ai miei giovani (nati quindi negli anni ’80 e oltre) cosa sapessero del concilio Vaticano II. La risposta è stata la seguente: «Ha abolito il latino e ha girato gli altari verso il popolo». Davanti a questa risposta credo che i padri conciliari siano preservati dallo sconforto solo grazie alla visio beatifica che ci auguriamo stiano tutti gustando. È sconcertante osservare che, a distanza di oltre quarant’anni, per il giovane medio delle nostre parrocchie, tutto l’evento conciliare si riduca a due riforme liturgiche di cui la prima non è corretta e la seconda non compare nemmeno nei testi conciliari.

(don Riccardo Pane, Liturgia Creativa, pag. 86)

Anteprima del libro qui.

Bp. Athanasius Schneider on receiving Holy Communion

“Il gesto di ricevere il Corpo del Signore in bocca e in ginocchio potrebbe essere una visibile testimonianza della fede della Chiesa nel Mistero Eucaristico e persino qualcosa che risani ed istruisca la nostra cultura moderna, per la quale l’inginocchiarsi e l’essere spiritualmente fanciulli sono fenomeni completamente estranei”.