“Modulamini illi psalmum novum” – Studi in onore di Alberto Turco

È uscito nelle scorse settimane, per i caratteri della Libreria Editrice Vaticana, Didattica e Saggistica, collana del Pontificio Istituto di Musica Sacra di Roma, il volume in onore del maestro don Alberto Turco, a cura di don Gilberto Sessantini: “Dialettica e paradigmi del sacro in musica”. È stato posto in esergo del libro “Modulamini illi psalmum novum” (Gd 16,1) come paradigma che sintetizza in maniera inequivocabile tutto il cammino scientifico e spirituale compiuto da don Alberto in questi sessant’anni di vita, dati al canto sacro, soprattutto al Canto Gregoriano. Scrive bene don Sessantini, uno degli allievi e collaboratori nella sua presentazione al libro: “L’incipit del cantico di Giuditta esprime in poche parole la cifra interpretativa della vita sacerdotale e dell’attività scientifica di don Alberto Turco. Innanzitutto, per il rimando semantico allo psalmum/cantum novum di agostiniana memoria, quel canto nuovo che deve contraddistinguere la vita di ogni cristiano, rendendola appunto nuova, e che troverà la sua perfetta consonanza e intonazione nella Gerusalemme nuova (cfr. Ap 5,9.21,2), ma che già qui, su questa terra e durante la vita terrena, mentre siamo in cammino, è chiamato ad espandersi verso le altezze sublimi della carità perfetta, simboleggiata dallo jubilus alleluiatico. Canto nuovo ma sempre antico, come quella sapienza ampiamente anelata dal vescovo di Ippona e dottore della Chiesa, che proprio nella ricerca costante, appassionata, ostinata e per certi aspetti ossessiva della verità si distingue tra i pensatori dell’Occidente cristiano. Così don Turco, nel suo lavoro accademico finalizzato a far emergere dagli abissi del tempo il canto antico della Chiesa per farlo risuonare nella sua ritrovata novità. In secondo luogo, quel versetto biblico, con il suo modulamini, ci ricorda per assonanza l’ambito proprio verso il quale si è indirizzata la ricerca scientifica di don Turco alla quale è stato iniziato dalle intuizioni di dom Jean Claire dell’abbazia di Solesmes, quella modalità che ormai per lui non ha più segreti, e per la quale tutti coloro che studiano più da vicino il canto proprio della Chiesa gli sono riconoscenti, oltre che debitori”.

Don Alberto Turco, sacerdote della diocesi di Verona, ha dedicato alla liturgia, alla musica sacra, allo studio e alla interpretazione del canto gregoriano la sua vita, fino ad oggi. Insigne studioso, riconosciuto a livello internazionale, ha formato generazione di musicisti allo studio scientifico del Gregoriano. Per anni docente, prima al Pontificio Istituto Ambrosiano di Musica Sacra a Milano, poi al Pontificio Istituto di Musica Sacra a Roma. I suoi studi scientifici, col passare degli anni, si sono concretizzati nella pubblicazione di diversi manuali di teoria del gregoriano, cercando di divulgare il più possibile l’inestimabile valore di questo canto, considerato dalla Chiesa il proprio canto ufficiale. Possiamo dire di più: il gregoriano è diventato, per lui, uno stile di vita, di pensiero, una espressione profonda della sua fede e del suo sacerdozio.

L’attività scientifica di don Alberto ha come punto di riferimento ineludibile Solesmes (F), dove non è mai stato un ospite qualsiasi, un ospite di passaggio. Proprio in questa Abbazia francese, ha imparato ad amare, vivere il gregoriano; sviscerando manoscritti, libri, postille, “pizzini” tra monaci studiosi, commenti. Nell’Atelier di paleografia ha potuto respirare l’antica tradizione che ha portato il gregoriano fino ai nostri giorni. Instancabile lavoratore, don Alberto, continua a “sfornare” progetti, proposte, lavori; il suo punto fisso è che nulla Questa pubblicazione vuole onorare lo studioso, colui che ha formato tanti musicisti indirizzandoli ad un approccio scientifico, leale, veritiero della musica sacra. Si apre con due studi dedicati al canto gregoriano, che documentano la complessità di questa materia nel campo della restituzione melodica, ancora oggi, fonte di visioni tante volte personali e poco argomentate con studi appropriati. In questi due articoli si scorge il metodo di lavoro insegnato dal prof. Turco: un approccio unitario, non legato solamente ad esperienze circoscritte ad un determinato territorio o regione, ma una convergenza più amplia di varie fonti manoscritte, supportata da altre discipline del canto gregoriano come la modalità, la semiologia, l’estetica e lo studio delle varie formule che compongono ogni singolo brano. Il volume prosegue proponendo studi molto interessanti che spaziano dalle prime forme di polifonia, all’alternatim organo gregoriano; allo studio di codici medievali e strumenti musicali capaci di introdurre l’animo umano alla spiritualità della musica. Infine un’appendice che raccoglie la bibliografia, la discografia e le tesi discusse sotto la direzione del maestro Turco. Tutto questo a dimostrazione dell’instancabile lavoro di colui che in queste pagine vogliamo ricordare con stima e gratitudine.

Per quanto riguarda il suo rapporto con la diocesi di Verona si è espresso principalmente nella sua ininterrotta presenza, dal 1965 fino al 2017 (per cinquantadue anni), in Cattedrale come Direttore della Cappella musicale del Duomo, nonostante gli impegni artistici e scientifici lo abbiano spesso richiamato fuori dall’ ambito diocesano. Caro don Alberto, vogliamo concludere queste brevi righe citando il salmo 91 al versetto 15 “Nella vecchiaia daranno ancora frutti, saranno vegeti e rigogliosi, per annunziare quanto è retto il Signore: mia roccia, in lui non c’è ingiustizia”.

Ad multos annos, magister.

La Redazione di “Vox Gregoriana”