Language In The Roman Rite Liturgy: Latin And Vernacular

Cardinal Arinze – Keynote Address at Gateway Liturgical Conference, St Louis, Missouri – November 11, 2006

We should do our best to appreciate the language which the Church uses in her liturgy and to join our hearts and voices to them, according as each liturgical rite may indicate. All of us cannot be Latin speakers, but the lay faithful can at least learn the simpler responses in Latin. Priests should give more attention to Latin so that they celebrate Mass in Latin occasionally. In big churches where there are many Masses celebrated on a Sunday or Feast day, why can one of those Masses not be in Latin? In rural parishes a Latin Mass should be possible, say once a month. In international assemblies, Latin becomes even more urgent. It follows that seminaries should discharge carefully their role of preparing and forming priests also in the use of Latin.

[…]

It is not true that the lay faithful do not want to sing the Gregorian chant. What they are asking for are priests and monks and nuns who will share this treasure with them. The CDs produced by the Benedictine monks of Silos, their mother house at Solesmes, and numerous other communities sell among young people. Monasteries are visited by people who want to sing Lauds and especially Vespers. In an ordination ceremony of eleven priests which I celebrated in Nigeria last July, about 150 priests sang the First Eucharistic Prayer in Latin. It was beautiful. The people, although no Latin scholars, loved it. It should be just normal that parish churches where there are four or five Masses on Sunday should have one of these Masses sung in Latin.

Full article here.

Article complet en Français ici (PDF).

Il Cardinale Robert Sarah: verso un’autentica attuazione di «Sacrosanctum Concilium»

È di primaria importanza tornare il più presto possibile a un orientamento comune dei sacerdoti e dei fedeli, rivolti insieme nella medesima direzione — verso Est, o perlomeno verso l’abside —, verso il Signore che viene, in tutte le parti del rito in cui ci si rivolge al Signore. Tale pratica è permessa dalle regole liturgiche attuali. Ciò è perfettamente legittimo nel nuovo rito. In effetti, penso che una tappa cruciale è di fare in modo che il Signore sia al centro delle celebrazioni.

(…)

Dobbiamo cantare la liturgia, ovvero cantare i testi liturgici, rispettare le tradizioni liturgiche della Chiesa e apprezzare il vasto tesoro — che è il nostro — della musica sacra, in particolare la musica propria del rito romano, cioè il canto gregoriano. Dobbiamo cantare la musica sacra propria della liturgia, e non una semplice musica religiosa, o ancora peggio, dei canti profani.
Dobbiamo trovare un buon equilibrio fra le lingue volgari e l’uso del latino nella liturgia. Il Concilio non ha mai avuto l’intenzione d’insinuare che il rito romano fosse esclusivamente celebrato in lingua volgare. Aveva l’intenzione di accrescerne l’utilizzo, in particolare per le letture. Oggi dovrebbe essere possibile, in particolare con i mezzi di stampa moderni, facilitare la comprensione da parte di tutti quando nella liturgia eucaristica è usato il latino. Il latino è inoltre particolarmente appropriato per gl’incontri internazionali, quando la lingua volgare non è compresa da tutti.

(…)

Là dove l’inginocchiamento e la genuflessione sono scomparsi nella liturgia, devono essere ristabiliti, in particolare per la ricezione di nostro Signore nella santa comunione.

Testo completo qui. Complete text in English here. Texte complet en Français ici.

Holy Family church, New York City

In the ad orientem celebration, when Christ comes down upon the altar at the consecration, we are all focused on Him. His presence commands our attention. The priest, as it were, disappears from view and then continues the prayers of the Mass in preparation for then turning to the congregation to offer first the Lord’s peace, and then to show the Eucharistic Lord to his people in preparation for the Lord to feed his flock with the gift of Himself through the hands of his priest.

Most parishioners at Holy Family have serenely adjusted to this change. There have been complaints, but more expressions of thanks and encouragement. Some have not yet grasped that having the priest turn from the congregation towards the Lord is not a deprivation for the worshippers, but is rather meant to re-focus the congregation on Christ.

English report here.

Article en Français ici.

Lors de la célébration ad orientem, quand le Christ descend sur l’autel à la consécration, nous sommes tous rivés à Lui. Sa présence exige notre attention. Le prêtre, en l’occurrence, échappe à la vue, puis continue les prières de la Messe, se prépare à se tourner vers les fidèles pour leur annoncer la paix du Seigneur, et à présenter à Son peuple le Seigneur par l’Eucharistie, en préparation à la nourriture de Son troupeau, don de Lui-même par les mains de Son prêtre.

Les paroissiens de la Sainte Famille se sont, pour la plupart, adaptés à ce changement. Il y a eu des réclamations, mais bien plus de remerciements et d’encouragements. Certains n’ont pas encore bien saisi que le célébrant tourné vers le Seigneur et non vers l’assemblée ne prive pas les fidèles mais leur montre plutôt un retour des paroissiens vers le Christ.

Shrine of Our Lady of Guadalupe, La Crosse, WI (USA)

Shrine of Our Lady of Guadalupe
Santuario de Nuestra Señora de Guadalupe
5250 Justin Road, La Crosse Wisconsin (USA)

Website

Homily by card. Raymond Leo Burke (in English)

Homilía por card. Raymond Leo Burke (en Español)

In order to render yet more perfect the image of the Church as the Mystical Body of Christ, the Holy Mass will now be offered here with the priest and the faithful all facing Our Lord. After the Second Vatican Ecumenical Council, the reform of the Rite of the Mass was widely interpreted to require that the priest, acting in the person of Christ, face the people, but, in fact, such a disposition is not found in the teaching of the Council.
By doing so, we are returning to the ancient practice of the Church. When all face the East, when all face the Lord, during Sacred Worship, the priest does not turn his back to the faithful but rather with them directs himself to Christ Who makes sacramentally present His Sacrifice for our eternal salvation.

A fin de representar todavía más perfectamente la imagen de la Iglesia como el Cuerpo Místico de Cristo, la Santa Misa será ahora ofrecida aquí con el sacerdote y los fieles todos orientados hacia Nuestro Señor. Después del Segundo Concilio Ecuménico Vaticano, la reforma del rito de la Misa fue ampliamente interpretada como necesitando que el sacerdote, actuando en la persona de Cristo, dé la cara al pueblo, pero, en efecto, no se encuentra tal disposición en las enseñanzas del Concilio.
Haciendo así, estamos volviendo a la antigua práctica de la Iglesia. Cuando todos se orientaban al Este, cuando todos se orientaban al Señor. Durante el Sagrado Culto, el sacerdote no vuelve su espalda hacia los fieles sino que, junto con ellos, se dirige hacia Cristo quien hace sacramentalmente presente su Sacrificio por nuestra salvación eterna.

Congregazione per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti

Congregatio De Cultu Divino et Disciplina Sacramentorum

Congregazione per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti

Risposta pubblicata in Notitiae, organo ufficiale della Congregazione
Prot. N° 2036/00/L

(Sull’orientamento dell’Altare, del celebrante e dei fedeli)

Quaesitum

È stato richiesto alla Congregazione per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti se l’enunciato del § 299 dell’Institutio Generalis Missalis Romanicostituisca una norma in base alla quale si debba considerare esclusa, nel corso della liturgia eucaristica, la posizione del prete versus absidem.

La Congregazione per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti, re mature perpensa et habita ratione dei precedenti liturgici, risponde:
Negative et ad mentem, per la quale di deve tenere conto di diversi elementi.

Innanzi tutto occorre ricordare che il termine expedit non costituisce una forma obbligatoria, ma un suggerimento, che riguarda sia la costruzione dell’altare a pariete seiunctum, sia la celebrazione versus populum. La clausola ubi possibile sit tiene conto di diversi elementi come, per esempio, la topografia del luogo, la disponibilità dello spazio, l’esistenza di un precedente altare di valore artistico, la sensibilità della comunità che partecipa alle celebrazioni nella chiesa in questione, ecc.

Si ricorda che la posizione versus populum sembra la più conveniente nella misura in cui rende più facile la comunicazione (cfr. l’editoriale di Notitiaen° 29 (1993), pp. 245-249), ma questo non esclude l’altra possibilità.
Tuttavia, quale che sia la posizione del celebrante, è chiaro che il Sacrificio Eucaristico è offerto a Dio Uno e Trino, e che il prete principale, Sovrano ed Eterno, è Gesù Cristo. È Lui che opera attraverso il ministero del prete che presiede visibilmente come Suo strumento. L’assemblea liturgica partecipa alla celebrazione in virtù del sacerdozio comune dei fedeli, e quest’ultimo, per esercitarsi nella Sinassi Eucaristica, ha bisogno del ministero del prete ordinato.

È necessario distinguere la posizione fisica, particolarmente relativa alla comunicazione tra i diversi membri dell’assemblea, dall’orientamento spirituale e interiore di tutti. Sarebbe un grave errore supporre che l’azione sacrificale sia orientata principalmente alla comunità. Se il prete celebra versus populum, cosa legittima e spesso consigliata, il suo atteggiamento spirituale deve sempre essere rivolto versus Deum per Iesum Christum, in rappresentanza dell’intera Chiesa. È la stessa Chiesa, che assume la sua forma concreta nell’assemblea dei partecipanti, ad essere tutta volta versus Deum, cosa questa che costituisce il suo primario moto spirituale.

Comunque la si voglia giudicare, l’antica tradizione, anche se non fu unanime, prevedeva che il celebrante e la comunità in preghiera si volgessero versus orientem, punto da cui proviene la luce, che è il Cristo. Non sono rare le chiese antiche la cui costruzione è “orientata” in maniera tale che il prete e il popolo, nel corso della preghiera pubblica, si volgessero versus orientem.
Si può ritenere che in presenza di certe difficoltà dovute allo spazio o ad altro, l’abside rappresentasse idealmente l’oriente. Oggi, l’espressione versus orientem equivale spesso a versus absidem, e quando si parla di versus populum non ci si riferisce all’occidente, bensí alla comunità presente.

Nell’antica architettura delle chiese, il posto del Vescovo o del prete celebrante si trovava al centro dell’abside, di modo che egli ascoltava la proclamazione delle letture volto verso la comunità. Ora, questa sede presidenziale non era relativa alla persona del Vescovo o del prete, né alle sue doti intellettuali, né tampoco alla sua personale santità, ma era relativa la suo ruolo di strumento del Pontefice invisibile, che è il Signore Gesú.
Inoltre, quando si tratta di chiese antiche o di grande valore artistico, occorre tenere conto della legislazione civile riguardante i cambiamenti e le ristrutturazioni. Un altare posticcio non sempre può essere una soluzione idonea.

Non bisogna dare importanza eccessiva a degli elementi che nel corso dei secoli hanno subito dei cambiamenti. Ciò che rimane fermo è l’avvenimento celebrato nella liturgia: esso è manifestato attraverso dei riti, dei segni, dei simboli e delle parole, i quali esprimono diversi aspetti del mistero, senza tuttavia esaurirlo, poiché il mistero li trascende tutti. Irrigidirsi su una posizione e “assolutizzarla” potrebbe tradursi nel rifiuto di alcuni aspetti della verità che meritano rispetto e accoglienza.

Vaticano, 25 settembre 2000.
Jorge A. Card. Medina Estévez, Prefetto.
Francesco Pio Tamburrino, Arcivescovo Segretario.

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English translation here.

Which is more traditional: Mass ad orientem or versus populum?

Ever since Cardinal Sarah’s ad orientem endorsement, and subsequent slap down by voices in the Holy See, there is debate on both sides favoring ad orientem celebration of the Holy Mass.

Taylor Marshall

Full article here.

Tradução português: “O que é mais tradicional: Missa ad orientem ou versus populum?“.

Athanasius Schneider: Corpus Christi

Corpus Christi. La santa comunione e il rinnovamento della Chiesa

Questo volume prende in esame il mistero dell’Eucaristia correlato al crescente fenomeno di mancanza di sensibilità e di cura nei confronti dell’Ostia Consacrata e di ciò che essa rappresenta, cioè il Corpo di Cristo. Oggigiorno, infatti, i necessari atti esteriori d’adorazione e di sacralità nel trattare l’Ostia sono spesso ridotti al minimo, ma se il culto di Dio nell’eucaristia viene concretamente ridotto, allora risulterà sminuito il cuore pulsante della Chiesa stessa. L’autore offre dunque in queste pagine un prontuario, utile sia ai sacerdoti che ai fedeli laici, per risanare e valorizzare il modo di trattare Ostia Consacrata, che anche nel suo piccolo frammento non è nulla di meno del Signore stesso.

Corpus Christi: Holy Communion and the Renewal of the Church

“Preferential option for the poor”: this formula is not only applicable to the marginalized, defenseless and vulnerable. “The Eucharistic Jesus … is indeed the most poor, weak and defenseless in the Church,” Bp. Schneider says. This book is a passionate plea for the faithful and the clergy to be aware of the supreme importance of receiving Our Lord with the appropriate preparation, devotion and reverence. The renewal of the Church cannot be brought about without a profound devotion to the Eucharist.

Corpus Christi – La Communion dans la main au cœur de la crise de l’Église

Dans l’hostie, Jésus-Eucharistie est véritablement l’Être le plus pauvre et le plus démuni de l’Église. On assiste malheureusement de nos jours à un surprenant manque de respect et d’attention envers la présence réelle de Dieu incarné dans l’hostie consacrée. L’Eucharistie est au centre de la vie de l’Église. Elle est donc au cur de la crise que vit encore l’Église aujourd’hui. Pour soulager ce mal, il faut restaurer un culte digne de Jésus-Eucharistie.

Corpus Christi: Gedanken über die heilige Kommunion und die Erneuerung der Kirche

Jesus Christus, wahrer Gott und wahrer Mensch, will für immer bei uns und bei seiner Kirche sein. Deswegen hat er sich noch kleiner gemacht: er ist wahrhaft, wirklich und wesenhaft in der unscheinbaren kleinen Hostie – der Allerheiligsten Eucharistie – gegenwärtig.
In der Kommunion liefert sich Jesus Christus den Menschen aus. Unser Glaube an seine wirkliche Gegenwart muss durch äußere Akte der Anbetung deutlich werden. Die Eucharistie kniend und mit dem Mund zu empfangen, ist das angemessenste Zeichen für den Glauben an das Wunder der Gegenwart Gottes unter der äußeren Gestalt des Brotes.
Vielfach ist jedoch ein Mangel an Ehrfurcht und Sorgfalt bei der Kommunionspendung zu beklagen. So besteht die Gefahr, dass der Glaube an die Menschwerdung Gottes und an die eucharistische Wesensverwandlung mehr und mehr schwindet.
Damit die Kirche erneuert wird, ist es notwendig, den Umgang mit dem eucharistischen Jesus in der heiligen Hostie zu heilen. Denn die heilige Hostie – selbst im kleinsten Partikel – ist niemand Geringerer als unser göttlicher Herr Jesus Christus selbst.

Corpus Christi A Sagrada Comunhão e a Renovação da Igreja